Lo studio  della funzione polmonare costituisce un campo molto esteso, comprendente diverse indagini.

SPIROMETRIA

Con il termine di spirometria si definisce la valutazione dei volumi polmonari misurati alla bocca. La prima determinazione dei volumi respiratori risale al 1681! E’ nel 1844 che John Hutchinson (1811-1861), un chirurgo, inventò una campana calibrata e rovesciata in acqua per catturare e misurare il volume di aria espirato dai polmoni dopo il loro riempimento con una profonda inspirazione. Hutchinson coniò il termine di “Capacità vitale” (VC) , cioè la capacità per la vita, perché egli capì che la compromissione di questa importante misura era predittiva di mortalità prematura.

ESECUZIONE


La misurazione dei volumi polmonari rappresenta la prima e più semplice indagine di funzionalità respiratoria. La spirometria è il test più usato in medicina per lo studio della funzionalità respiratoria. Si tratta di un esame della funzione respiratoria che si esegue con l'ausilio di uno strumento chiamato spirometro. L'indagine è molto semplice, per nulla fastidiosa e richiede solo una modesta collaborazione da parte del paziente che deve eseguire delle manovre respiratorie mentre è collegato con la bocca allo spirometro.. 

La spirometria consiste nella misurazione della quantità di aria che il polmone utilizza nella respirazione e nella misura dei flussi dell’aria durante la respirazione forzata confrontando i risultati con uno standard noto, in funzione dell' etnia, dell' età, del sesso e della altezza del soggetto.  Attraverso un'unica manovra, non vincolata al tempo e di facile apprendimento, si ottiene la misura, altamente riproducibile, di una serie di volumi di aria mobilizzabili, inspirati ed espirati, che stimano la capacità ventilatoria, sia in che espiratoria, di un individuo. (Prof. Claudio Tantucci). La spirometria è un esame che, se eseguito alla comparsa dei primi problemi di tipo respiratorio o ai primi sospetti di una patologia respiratoria (soprattutto in soggetti allergici o  a rischio per storia di fumo,attivo o passivo, o esposizione ad inquinanti lavorativi/ambientali), è in grado di fornire dati di notevole rilevanza, Rappresenta inoltre l'esame più importante per quanto riguarda la diagnosi di asma, di BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva) e di altre patologie polmonari. Inoltre risulta utile per  la diagnosi differenziale tra asma e BPCO e per identificare  strategie terapeutiche più mirate (e valutarne gli esiti nel tempo). Ripetere la spirometria in diverse occasioni cliniche (in presenza e in assenza di sintomi) può permettere di confermare la diagnosi di asma, quando si osservi una ampia variabilità nel tempo nella presenza e nel grado di ostruzione bronchiale, concordante con la presenza o meno dei sintomi.

Quanto detto vale anche per  l'età pediatrica, ma un aspetto ulteriore va considerato in infanzia:  la spirometria appare insostituibile nel valutare una possibile riduzione della crescita respiratoria in soggetti con storia di prematurità (attenzione, non solo nella "severa" prematurità, ma anche nei late pre-term! Il termine “late preterm” definisce i nati tra le 34 e le 36 settimane di età gestazionale. Questa popolazione presenta maggiore morbilità e mortalità rispetto ai nati a termine, in quanto risulta fisiologicamente e metabolicamente meno matura, anche se spesso presenta un peso alla nascita paragonabile a quello dei nati a termine) , broncodisplasia, esposizione a fumo durante gravidanza o in età prescolare, severe bronchioliti, polmoniti nei primi anni di vita, respiro sibilante prescolare-asma; infatti tali situazioni possono comportare una ridotta funzione respiratoria in età adulta, noto fattore di rischio per BPCO (anche in assenza di fumo attivo!). Recenti studi hanno infatti evidenziato che circa la metà dei casi di BPCO hanno una chiara origine pediatrica ( con ovvio peggioramento in presenza di tabagismo e/o esposizioni lavorative a rischio...)


TEST REVERSIBILITA'

La spirometria consente anche di valutare la reversibilità dell’ostruzione delle vie aeree. Il test di reversibilità si esegue mediante somministrazione di salbutamolo (un farmaco broncodilatatore) per via inalatoria in 4 dosi successive da 100 mcg (spray con spaziatore), ripetendo la spirometria dopo 15 minuti. La risposta al broncodilatatore si considera positiva quando si osserva un incremento del FEV1 e/o della FVC (principali volumi dinamici) di almeno 12% e di almeno 200 ml rispetto al relativo valore basale (in età pediatrica è sufficiente la presenza di una di queste risposte risposte al BD) . È bene tener presente che è possibile riscontrare una significativa bronco-dilatazione anche in assenza di ostruzione al flusso aereo. È consigliabile ripetere il test anche a successivi controlli , quando sia necessario confermare la diagnosi di asma o per evidenziare pazienti con persistente reversibilità post BD,  un gruppo sicuramente più "aggressivo", in quanto meno responsivo alla terapia di fondo. 


 

quando E A CHI farE L' ESAME

La spirometria è quindi essenziale per la diagnosi iniziale dei disturbi respiratori ,caratterizzati da  sintomi spesso  non specifici, pensate alla difficoltà respiratoria , al respiro sibilante o alla tosse!  Risulta inoltre molto importante per la valutazione dell’efficacia delle cure che sono state intraprese. Purtroppo studi italiani ed internazionali segnalano che tale esame viene eseguito solo da una minoranza dei pazienti con sintomi respiratori, talora nonostante una diagnosi di asma/BPCO ed una terapia di fondo (spesso in corso da anni!!!) Qualcuno di voi conosce persone che assumono antiipertensivi senza aver mai misurato la pressione??? Quindi non sorprendentemente  studi recenti evidenziano come circa un terzo dei pazienti con diagnosi solo clinica di asma in realtà, sottoposti ad accurate indagini funzionali respiratorie, non risultano  asmatici!!! L’esame, con opportuni incentivi, è tranquillamente praticabile anche in età prescolare, a partire dai tre-quattro anni di vita.

Per quanto riguarda la sicurezza del test, un recente lavoro (Thorax 2017) ha valutato gli eventi avversi legati a spirometrie eseguite fa il 1996 ed il 2016 (186000 spirometrie!!!). Gli eventi avversi erano associati fondamentalmente al test da sforzo cardiovascolare, e non alla spirometria (in ogni caso si trattava di 2 episodi di sincope, non severa, ogni 1000 test...), La conclusione degli autori è che le prove di funzionalità respiratoria, eseguite nel rispetto delle linee guida stabilite per lo screening pneumologico, sono decisamente sicure per i pazienti.

 

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